L’immagine che più calza con quanto è avvenuto in questi mesi è quella di uno scontro forsennato tra due armate di orchi crudeli e sembra presa di sana pianta dal Kolossal cinematografico del «Signore degli anelli». E, guarda caso, questa immagine di uno spot pubblicitario di Capitalia si conclude con un motto che potrebbe essere condiviso dai due nemici implacabili che si sono combattuti, Cesare Geronzi e il soccombente Gianpiero Fiorani: «Tutto può cambiare, basta immaginare». Anche il manifesto per il Natale affisso in tutte le città d’Italia dall’Antonveneta, l’obiettivo fallito da Fiorani, sembra ironico nei confronti dell’ex-enfant prodige della Banca Popolare di Lodi: «Fantastici regali ti aspettano in Antonveneta con amici vincenti». Già, questi slogan oggi appaiono sarcastici e sovrastano le macerie di una guerra tra poteri finanziari che ora rischia di riversarsi sulle istituzioni politiche. Gli uomini di maggiore esperienza in Parlamento, quelli che già hanno vissuto atmosfere pesanti individuano una diversità tra ieri e oggi.
C’è una grande differenza - racconta Clemente Mastella che ha vissuto la prima e la seconda Repubblica - tra Tangentopoli e questi scandali: nel ‘92 erano i politici che per finanziarsi chiedevano tangenti; adesso sono i gruppi finanziari che pagano per mettere in piedi delle lobby. E’ il segno che la politica non conta niente». Un’analisi che accetta anche uno dei principali consiglieri di Silvio Berlusconi, Fabrizio Cicchitto: «Oggi i politici coinvolti sono quattro straccioni. E’ una lobby che aveva messo in piedi Fiorani per condizionare le scelte del Parlamento o per proteggersi. Una lobby come tante, come quella dei farmacisti o degli inserzionisti” Sono gli ultimi spari di una battaglia che si è consumata. L’altro ieri Prodi e Rutelli hanno telefonato a Fassino lanciando segnali di pace: «Stiamo attenti, per evitare che questa vicenda crei problemi in campagna elettorale». Già, la guerra è finita e il suo esito è nelle confidenze che ieri il Governatore, Antonio Fazio, ha regalato ad un amico: «Non credo che uscirà presto da Bankitalia un ok all’operazione Bnl-Unipol: con le inchieste di queste settimane ora l’intera operazione è sub judice nel vero senso della parola». Sembra un epitaffio sui progetti di Consorte. Del resto non è la prima volta che lo scontro politico ha sullo sfondo il controllo delle risorse finanziarie. Bettino Craxi, ad esempio, ingaggiò una guerra sulla tangente Eni-Petromin perché erano i finanziamenti con cui Claudio Signorile voleva imporsi nel Psi. «Sono - è il commento sintetico del ministro dell’Interno, Pisanu - i ricorsi della storia».
martedì, gennaio 31, 2006
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