sabato, agosto 30, 2008

Enti locali: abolizione Ici, come recuperare fondi?

Se da un lato l'abolizione dell'Ici, l'Imposta Comunale sugli Immobili, ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli italiani, coscienti di risparmiare una cifra che, visto il terrificante periodo economico, è da considerarsi per molte realtà importante, dall'altro non ha fatto di certo sorridere gli Enti Locali.
Questo perché l'abolizione dell'Ici ha delle conseguenze che certo non possono rimanere inosservate.
Innanzitutto la tassa comunale è la fonte principale del finanziamento delle amministrazioni locali, le quali aspettano ancora di sapere come gli verrà restituita la somma di denaro di "vitale" importanza per la gestione dei servizi essenziali ai cittadini.
In secondo luogo, se come sembra probabile, per restituire agli enti territoriali le risorse venute a mancare con il provvedimento si utilizzerà una compartecipazione all'Irpef, l'imposta comunale verrebbe sostituita da un trasferimento dallo stato centrale, contrastando così il principio di federalismo fiscale.
Tali conseguenze sono un problema che i sindaci dei numerosissimi Comuni Italiani non intendono sottovalutare poiché i canali alternativi delle amministrazioni locali per raccogliere denaro non sembrano vie molto percorribili.
Inoltre tolta l'Ici, i Comuni spiegano che verrebbe a mancare l'unico vero strumento di imposizione fiscale che essi hanno a disposizione, riducendo in maniera significativa l'autonomia degli Enti Locali.

Stefano Pulici

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I single italiani, figli del baby boom, cercano casa

Ci sono i trentenni dietro la crescita fenomenale che il mercato del mattone ha messo a segno negli ultimi anni.
L'impennata dei prezzi (+ 18,6%) e delle compravendite (+45%) delle case, iniziata in Italia nel 1998, non può cioè essere spiegata solo con la crisi dei mercati azionari e i tassi minimi richiesti per accendere al mutuo.
La colpa dell'esplosione del mercato del mattone è anche dei figli del boom economico di fine anni '60, per l'appunto i trentenni di oggi. Meno di 40 anni, buona disponibilità economica, tante pretese (di comfort, estetica e spazio), preferisce i centri storici o le periferie con appeal archeologico-industriale (ma ben attrezzate).
E' l'identikit del single italiano che cerca casa, il nuovo soggetto immobiliare da coccolare. Conti alla mano, stiamo parlando (fonte Istat) di 6 milioni di persone che spendono circa 9 miliardi di euro l'anno, un budget pari a quello di una famiglia di 4 persone.
Ormai, un quarto delle compravendite immobiliari riguarda una persona che vive da sola: e se gli uomini prediligono il monolocale, le donne pur di comprare un appartamento più grande sono disposte a fare qualche sacrificio in più. Ambedue, invece, puntano sull'esclusività della zona, alla presenza di locali e alla vicinanza di bus e metro.
Niente porte, siamo single. La casa dei «non felicemente sposati» (per dirla alla Bridget Jones), rivoluziona il concetto tradizionale di abitazione. Nulla è più stabile e, soprattutto, niente è più come sembra. Cucine che entrano in salotto e vasche da bagno che troneggiano in camera da letto.
Quella dei single è veramente la “Casa delle libertà” dove tutto si può. Tanto vale, a questo punto, che la casa si adegui alle esigenze del nuovo modello unifamiliare. Ed è così che una miriade di architetti hanno messo nel dimenticatoio il tradizionale schema: salotto, cucina, bagno e letto.
Tutto lo spazio possibile nella casa di un single è utilizzato per la rappresentanza. Lo schema che più facilmente è richiesto è un grande salotto, una cucina piccola, bagno e camera da letto francescana, magari con una cabina armadio.
E se la casa è piccola? Non è una questione di spazio ma di proporzioni, per esempio è necessario in salotto ricavare una zona gioco, che può essere anche minuscola, perché il single ama lo stereo, la play-station, la tv ultimo modello e, se può permetterselo, l’home theatre.
Il single, a quanto pare, è anche un pò maniacale, nulla può essere lasciato al caso, l’illuminazione è studiata perfettamente, per non parlare del bagno, creato nei minimi dettagli con idromassaggio e piccola sauna.
Per i più audaci, poi, il bagno sconfina nella camera da letto: mi è capitato di sentire di vasche che fanno quasi da spalliera al letto, altro asset è la cabina armadio, il single tende a costruirsi un piccolo negozio dentro casa e vuole vedere tutti i suoi vestiti in esposizione. E' proprio la struttura tipica della casa italiana che più si scontra con le esigenze dei single: in quasi tutte le abitazioni che ho ristrutturato, mi è capitato di dover abbattere i muri per creare uno spazio unico».
Il trionfo del loft? Non proprio, in realtà si mantiene abbastanza la divisione tra zona notte e zona giorno, ma magari delimitandole con pareti che sono anche librerie o inserendo il blocco dei servizi tra una stanza e l’altra, più che un loft si può parlare di open space. Altro elemento vincente è lo spazio multifunzionale. La stessa cucina può diventare un ambiente dove si lavora durante il giorno, in cui alla sera si preparano manicaretti e nella notte ci si racconta la giornata con gli amici.
Il single, insomma, è tale solo sulla carta ma siccome soffre di solitudine ospita di continuo amici, fidanzate/i volanti, figli di precedenti matrimoni e quindi ha bisogno di creare diversi ambienti all’occorrenza.
Uno stesso soppalco può trasformarsi in studio e camera da letto per gli ospiti e l’intera casa non è un elemento statico ma un qualche cosa che si evolve, si arricchisce di oggetti acquistati nei viaggi, e che si modella sulle esigenze del momento.
A differenza della casa tradizionale, la casa di chi vive solo è trasformabile, si creano giacigli in ogni angolo e se si lavora in casa ogni stanza può essere mutata in uno studio momentaneo. Nella casa dei single nulla è lasciato al caso.
L’attenzione per i particolari è quasi maniacale, asciugamani, tappeti, pentole e stereo, tutto è perfetto e studiato con grande cura.
Non solo, il nomadismo diventa un concetto ricorrente, ecco spiegarsi il concetto di casa etnica, con mobili che vanno dal balinese al giapponese e che testimoniano, come un diario, la vita del single e le sue vacanze.

Giovanni Pivetta

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mercoledì, agosto 27, 2008

Immobili di lusso: nessuna crisi per Milano


Negli ultimi mesi dell'anno appena passato e nei primi del 2008, il mercato immobiliare, a livello nazionale, vive all'insegna della stabilità.
Restringendo il campo alla città di Milano, il trend segue perfettamente quello di tutta la penisola: un ciclo immobiliare che rallenta, si stabilizza in genere ed in alcuni casi va in negativo.
Ma veramente tutto il settore residenziale vive questa, diciamo, "crisi"? No, c'è una piccola nicchia del segmento che sembra essere immune da tutto ciò che succede nel mercato degli immobili: è quello delle abitazioni esclusive o, se preferite, delle case di lusso. Innanzitutto chiariamo che cosa si intende per immobili di pregio: sono abitazioni il cui valore di compravendita al mq. è maggiore di 7.000 euro, oppure il cui canone di locazione è superiore ai 250 euro al mq.
Certamente, in questo caso, più che di case si parla di magioni, ville, attici e superloft.
Se come già detto il mercato nel suo insieme a Milano vede i prezzi del mattone ormai fermi, le quotazioni degli alloggi di lusso continuano a salire: addirittura del 15% in un anno.
I dati, forniti da una indagine effettuata da Tirelli & Partner e Nomisma, evidenziano come la domanda di residenze pregiate rispetto ai primi mesi del 2007 non abbia subito alcun tipo di rallentamento, addirittura risulta difficile trovare alloggi sufficienti per soddisfare la domanda: boom confermato anche dai costruttori, in quanto la domanda di residenze di altissimo livello non accenna a diminuire e oramai è quasi impossibile soddisfarla ristrutturando gli immobili del centro.
Logica conseguenza la crescita dei prezzi per gli alloggi d’élite.
Ma come si struttura la domanda delle abitazioni di fascia "top"?
La tipologia prediletta dagli acquirenti della città meneghina sembra privilegiare appartamenti inseriti in stabili d’epoca nell’ambito di contesti silenziosi.
Si preferiscono abitazioni di taglio medio-grande (200 mq.), nuove o ristrutturate, dotate di garage e terrazza panoramica. Particolarmente apprezzati sono i piani alti.
Ma dove sono ubicate le zone di "lusso" nel capoluogo lombardo?
Sono l'area del Quadrilatero della moda, via della Spiga, via Montenapoleone e via S. Andrea, quella del centro storico, le aree Brera-Garibaldi, Magenta, Marin-Giardini-Duse e quelle Residuali.
Ed i prezzi? Roba da capogiro: per acquistare una residenza esclusiva a Milano sono necessari, in media, oltre 9.300 euro al mq, con un'oscillazione che va dai 6.000 euro al mq. nelle zone Residuali fino ai 14.500 euro al mq. del Quadrilatero.

Stefano Pulici

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Ristrutturare: e la detrazione?


Caro direttore,
ho iniziato i lavori per cambiare gli infissi della mia villetta al mare. E’ possibile detrarre dall’IRPEF le spese anche se i lavori non sono ancora terminati?
É detraibile dall'IRPEF una quota pari al 55% per le spese documentate sostenute entro il 31 dicembre 2010 relative ad interventi di sostituzione di infissi in qualsiasi tipo di edificio, fino ad un valore di 60.000 euro. Un recente decreto ha stabilito che questa detrazione è usufruibile anche per gli interventi iniziati ma non conclusi entro la fine del 2007 e solo, ovviamente, per le spese fatturate entro il 31 dicembre 2007. In tal caso, per poter usufruire della detrazione, è necessario che l’intervento risponda ai requisiti di legge, che sia asseverato da un tecnico abilitato e che venga inviata la comunicazione di fine lavori all’Enea entro 90 giorni (e non più 60) dal termine degli stessi.


Devo vendere una casa il cui preliminare è stato fatto a dicembre 2007. Ora l’acquirente mi chiede la certificazione degli impianti per concludere la vendita davanti al notaio a mie spese. Come devo comportarmi? L’acquirente vorrebbe acquistarlo per poi affittarlo: è necessaria lo stesso tale documentazione?
Con riferimento ai preliminari firmati prima del 27 marzo 2008 che non contengano l’espressa garanzia di chi vende circa la conformità degli impianti, è preferibile ritenere non applicabili i nuovi obblighi introdotti dal DM 37/2008 in quanto, nel silenzio del contratto, è meglio credere che l’acquirente si sia impegnato ad acquistarli “nello stato di fatto” in cui questi si trovano al momento del compromesso. Quindi, l’atto di vendita non dovrà riportare alcuna garanzia da parte del venditore né dovrà esservi allegata la dichiarazione di conformità o rispondenza. Il citato DM si occupa anche dei contratti di locazione disponendo che copia della documentazione che attesta la conformità degli impianti prevista per la vendita dell’immobile, sia consegnata anche al soggetto che utilizza, a qualunque titolo, l’immobile e, dunque, anche all’inquilino. Come tutti gli obblighi previsti dal DM 37/2008 anche questo, tuttavia, è considerato liberamente derogabile dalle parti mediante espressa pattuizione.

a cura di “Comprar casa senza rischi”
Associazione di notai

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