sabato, luglio 30, 2005

Dimmi che casa hai e ti dirò chi sei

Una casa per essere davvero bella, originale ed accogliente deve rispecchiare la personalità e il gusto di chi la abita. Arredate allora il vostro nido d’amore con fantasia e originalità, accostando anche stili differenti tra loro: il vecchio con il nuovo, il minimal con il raffinato.

Dalla casa country…
Dai toni caldi e romantici, nasce in campagna ma si può ricreare anche in città: vecchi mobili riverniciati, casseruole di rame alle pareti (magari accanto ad un bel camino), vasi in terracotta con fiori di campo e cuscini ricamati da disporre sui divani e sul letto di ferro battuto adornato da calde trapunte.

All’essenziale hi-tech…
E’ la casa tecnologica per definizione. Essenziale ed alternativa, è adatta a chi al superfluo preferisce il tutto a vista: via libera allora a scaffali metallici e faretti che illuminano ampi spazi da organizzare con fantasia ed eleganza.

Il colore:
La scelta del colore dell’arredamento e della tappezzeria di casa è fondamentale perché incide molto sullo stato d’animo di chi la abita. Ricordiamo allora il significato associato alle varie tinte.
Rosso: rappresenta energia e passione
Azzurro: favorisce tranquillità
Verde: è rassicurante
Marrone: rappresenta la concretezza

Una storia di ordinaria follia immobiliare a Milano

Io una casa ce l’ho. Ovviamente non l’ho comprata con il denaro che ho guadagnato, ma grazie alla divina provvidenza nella sua incarnazione più comune: un padre generoso e benestante. Come tutti sanno, il denaro che io e miei coetanei guadagniamo - quanti di noi appartengono alla categoria del precariato in tutte le sue scintillanti incarnazioni - è infatti finto. Nei nostri conti correnti transitano banconote del Monopoli. Conchigliette, palline colorate da Club Med con cui assicurarsi la merenda, il turno della sauna, ma inutilizzabili per accedere ai riti iniziatici dell'adultità. Primo fra tutti l' accensione del mutuo, fiaccola eterna che illumina i giochi olimpici della nostra occidentale esistenza. Questa casa nella quale vivo è stata pagata,nel 1999, circa 350 milioni di vecchie lire (gran parte dei quali erogati attraverso un mutuo decennale che nessuna banca mi avrebbe mai concesso). Una bella cifra, se potessimo osservarla con lucidità. Niente, con la mente appannata dalla catastrofe economica degli ultimi anni e l'esplosione atomica del mercato immobiliare. Tant'e che la signorina dell'agenzia, da me convocata durante una crisi isterica durata alcuni mesi (in seguito a una delusione sentimentale), circa un anno fa mi propose di metterla in vendita a 400 mila euro. La mia casa era più che raddoppiata di valore in poco più di quattro anni. L'improvvida affermazione della signorina, si sparse come benzina sulla brace della mia smania. Mi buttai a testa bassa alla ricerca di una nuova casa da comprare. Volevo spostarmi verso il centro. Volevo cioè, senza un nuovo mutuo che nessuno nuovamente mi avrebbe concesso, scambiare la mia casa con una casa forse anche più piccola ma, chessò, a Brera, o a S.Ambrogio. Mi sembrava che il mio ragionamento funzionasse. Ho premesso che ero preda di isteria, ma, obiettivamente, se di nuovo guardiamo alla faccenda con lucidità, non sarebbe poi così insensato immaginare di poter comprare una casetta di sessanta, settanta metri quadri in un posto carino avendo a disposizione 800 milioni di vecchie lire. Cioè uno sproposito di soldi. Ma in quattro anni e rotti le cose erano mollo cambiate. Non tutte. Come allora, quando un annuncio diceva "luminosa" generalmente significava "rispetto a un'aula bunker", "nei pressi di" stava per "a un paio di fermate di metro", "particolare" per "manco li cani" e "da ristrutturare" contemplava la possibilità che si dovesse camminare rasente i muri perché il pavimento era collassato. Ma io avevo a disposizione ottocento milioni, e mi sentivo serena. Salvo che per quella cifra – e questo era il cambiamento più evidente – non solo non si trovava quasi niente, ma quello che c'era sopra i 25 metri quadri, si vendeva come le rosette con la mortadella. Chiamavo all’alba, dalla cabina accanto all' edicola nella quale avevo trascorso la notte e dove avevo comprato il giornale per prima al mondo, c mi dicevano che la casa era già stata venduta. Quando? Come? Sono andata avanti così per qualche mese, fin quando non ho deciso di salire di categoria. Con l’inattabile lucidità dell’isteria mi sono detta: se per una casa di settanta metri quadri, mi sono stati proposti 800 milioni, perché non dovrebbero darmene 850 o 900. La casa da quattrocentosettantamila euro in Via Vincenzo Monti, in effetti, non era male. Ci mancherebbe, avrei detto se solo avessi avuto abbastanza fiato da ossigenarci il cervello. Ma quei sei piani senza ascensore mi avevano resa euforica e gassosa come una passeggiata sulla spianata del Machu Picchu. Stavo per comprarla. Ma avevo ancora da vendere l'altra. Quattrocentoventimila euro: ristrutturata mai abitata soggiorno angolo cottura, una camera, due camerette, tripli servizi e due terrazzi. Grazie alla discesa, il mio cervello nuovamente in attività mi poneva domande che non osavo formulare: da quando la parola cameretta aveva sostituito la parola ripostiglio per le scope? E davvero una toilette delle dimensioni di quelle di un aereo è diventata regolamentare in un appartamento? La terrazza affacciava sulle rotaie del tram, a una distanza che avrebbe consentito uno scambio di opinioni coi passeggeri. La cucina era un 'ipotesi nella zona salotto. Ma l'agente mi spiegava che la si sarebbe potuta fare anche al posto di uno dei mini bagni, rendendola così "lo vogliamo dire? Più ergonomica". E diciamolo. Ma nel dirlo, per l’euforia, avevamo raddrizzato la schiena rischiando così di scapocciare contro il soffitto inspiegabilmente a due metri e poco più. Quel giorno, sono tornata a casa convinta di poter agevolmente vendere la mia casa a un miliardo. La mattina successiva mi sono svegliata con un gran mal di testa. Dopo due giorni avevo ridipinto le pareti della camera da letto e comprato una nuova libreria da Ikea. La crisi isterica era passata.

La casa delle cose, spazi per fare spazio

Sbarcano in Italia i Self Storage

Case dalle superfici sempre più ridotte visti i prezzi sempre più cari, box dove l’auto occupa tutto lo spazio ed entra scivolando rasente i muri. E quindi, in mancanza di ripostigli, soffitte e cantine, dove riporre i vecchi oggetti che si conservano per ricordo o l’indispensabile-superfluo, necessario per coltivare i propri hobby ma non esattamente di utilizzo quotidiano? Prendendo esempio dal mercato statunitense ed europeo, alcune aziende hanno approntato un servizio, il self-storage, che fa a questo caso: magazzini collettivi dove le famiglie possono affittare spazi separati, da 1 a 3mila metri quadrati, accessibili 24 ore su 24, per un periodo predeterminato. E quanto si spende? Le tariffe partono da un minimo di 25 euro al mese per un metro quadrato. E per i privati in genere bastano superfici ridotte: in 2 metri quadri ben organizzati, per esempio, possono trovare posto piccoli mobili, un materasso, scatole varie, perfino una bicicletta o un motorino. Insomma circa 45 euro al netto d’Iva (per 6 metri cubi dato che l’altezza è di 3 metri) al mese, cui si dovrà aggiungere il costo dell’assicurazione obbligatoria per furto e incendio. Per dimensioni maggiori ovviamente la spesa sale: quindi per 4 metri quadrati si dovranno preventivare al mese 85 euro, per 5 metri quadri 100 euro e così via. Nel budget di spesa si dovrà poi aggiungere il costo del trasporto se si tratta di oggetti che non entrano nel bagagliaio di un’auto. Si tenga presente però che, a parere degli operatori, un intero bilocale opportunamente smontato e imballato riesce ad entrare in uno spazio di soli 10 metri quadrati. E infatti il servizio appare molto utile in caso di traslochi o ristrutturazioni dell’abitazione. La clientela è soprattutto privata e i periodi medi di locazione si aggirano attorno al trimestre. Ma ad avere bisogno di spazio in modo duraturo sono specialmente i felici proprietari di vaste collezioni di oggetti di antiquariato oppure quanti coltivano hobby di bricolage e non sanno dove conservare gli oggetti realizzati. Un’altra tipologia di clienti affezionati è rappresentata dagli studi professionali, commercialisti o avvocati, che trovano più conveniente conservare gli archivi fuori dallo studio piuttosto che allargare gli uffici.

Ma quale casa, io voglio un bunker!

Ma qual è la casa preferita dagli italiani? È stata fatta una nuova ricerca in tal senso dalla Makno, chiamata "Housing Evolution", ricerca che ha messo in evidenza come 6 intervistati su 10 si dichiarano soddisfatti della loro abitazione, e non c'è più molto da meravigliarsi se consideriamo che la spesa per l'abitazione assorbe circa un terzo della spesa totale mensile di gran parte degli italiani. Ma in che modo viene vissuta questa casa? Il campione sul quale è stata compiuta l'indagine è stato quello di 3000 famiglie, e nell'elaborazione dei dati si sono individuati ben 6 stili abitativi. I maggiori consensi (30%) sono andati alla «casa bunker», ovvero quella sorta di casa intesa come rifugio, dove trionfa tutto ciò che è nella sfera del privato e del personale: un luogo in cui ritrovarsi in famiglia e rigenerarsi in un'atmosfera ricca di sicurezza, tranquillità e relax. Questo concetto di casa, molto spesso l'abitazione è di proprietà, riguarda i giovani, «in età avanzata», e gli adulti «in età giovanile», ed è collocata in città di piccole dimensioni. Il 25% dei consensi è andato invece alla «casa Bauhaus», quella che ricorda la famosa scuola tedesca, una casa fatta per essere abitata con grande facilità, comoda e decisamente funzionale. Coloro che la abitano hanno uno status sociale medio alto, sono di età non avanzata e l'appartamento è collocato nei centri storici di città di media grandezza. Il 14% del campione intervistato è rappresentato dalla cosiddetta «famiglia chiusa», quella dove la cucina è il locale prediletto e maggiormente usato. Le persone che la abitano hanno un'età che va dai 45 ai 64 anni, uno stato sociale medio-basso e vivono nei paesi o nelle periferie delle grandi città. Il 13% parla di «casa comodity», una casa tranquilla, abitata in prevalenza da donne single di oltre 55 anni, casalinghe, pensionati o pensionate con bassa scolarità e che vivono in piccoli centri. Percentuali minori sono poi state poi individuate nella «casa da mostrare», l'11%; nella «famiglia aperta», il 4%; nella «casa degli affetti» il 3%. Trionfa quindi la casa rifugio, dove gli ambienti preferiti sono quelli che più si legano all'intimità, la camera matrimoniale, il bagno, l'angolo del soggiorno dove ci si ritrova un po' tutti.

“La guerra dei roses”

Se ti assegnano i figli hai diritto anche alla casa

In caso di divorzio, la casa coniugale può essere assegnata solamente al genitore cui vengono affidati i figli o con il quale i figli convivono oltre la maggiore età, purche non autosufficienti economicamente. Lo ha sottolineato la Corte di cassazione con la sentenza n. 408 del 2005, depositata lo scorso 12 gennaio. Nel caso esaminato dalla Corte la casa coniugale era stata assegnata alla moglie in sede di divorzio, in quanto a lei erano state affidate le figlie minorenni. Passati alcuni anni, a fronte dell'uscita di casa di una delle figlie e della raggiunta indipendenza economica da parte della figlia che era rimasta a vivere con la madre, il marito ha chiesto la modifica delle condizioni del divorzio al fine di ottenere la revoca dell'assegnazione. La domanda è stata respinta dal Tribunale, ma è stata accolta dalla Corte d'appello. La moglie ha, quindi, proposto ricorso per Cassazione per ottenere la riconferma dell'assegnaz.ione. La materia dell'assegnazione della casa coniugale nella separazione e nel divorzio è stata lungamente dibattuta dalla giurisprudenza negli anni passati, con esiti contrastanti. Da una parte c'è la tesi secondo cui la casa coniugale può essere assegnata solo in favore del genitore affidatario dei figli (oppure di quello convivente con i figli maggiorenni), con la conseguenza che, in assenza di figli, o comunque in assenza di figli ancora dipendenti dai genitori, la casa resta nella disponibilità del proprietario (o del titolare del diritto personale di godimento in virtù del quale era abitata). Dall'altra parte, però, c'è anche la tesi secondo cui, anche in assenza del criterio relativo ai figli, la casa può essere assegnata anche in favore del coniuge economicamente più debole, come prestazione in natura, totale o parziale, del mantenimento. Questa seconda tesi, con particolare riferimento al divorzio, si fonda sull'infelice formulazione della legge. Osserva infatti la norma (articolo 6, comma 3, legge divorzio) che: «L'abitazione nella casa familiare spetta di preferenza al genitore cui vengono affidati i figli o con il quale i figli convivono oltre la maggiore età». Tuttavia, la norma precisa anche che: «In ogni caso ai fini dell'assegnazione il giudice dovrà valutare le condizioni economiche e le ragioni della decisione e favorire il coniuge più debole». E sulla base di questa precisazione è stata costruita la tesi favorevole al coniuge più debole che è stata riportata in precedenza. La questione è stata a lungo dibattuta dalla Cassazione con esiti contrastanti, tanto che la Corte, nel 1995, con la sentenza a sezioni unite n. 11297, ha composto il contrasto giurisprudenziale interno con una decisione favorevole alla tesi più rigorosa, secondo la quale: «L'assegnazione della casa familiare nel giudizio di divorzio è ammissibilc soltanto a favore del genitore affidatario dei figli minori o con il quale convivono i figli maggiorenni economicamentc (senza loro colpa) non autosufficienti». Pertanto, in assenza della necessità di beneficiare i figli, l'articolo 6, comma 6 della legge sul divorzio «non attribuisce al giudice il potere di disporre l'assegnazione a favore del coniuge che non vanta alcun diritto - reale o personale - sull'immobile». Tuttavia, negli anni successivi, vi sono state altre sentenze della Cassazione favorevoli al coniuge più debole; la pronuncia attuale; in linea con la citata sentenza del 1995, accoglie la tesi più rigorosa sopra descritta, ribadendo che l'assegnazione si giustifica solamente con «1'esigenza di garantire l'interesse dei figli alla conservazione dcll' ambiente domestico. Riguardo all'interpretazione della disposizione, con particolare riferimento all'accenno in essa contenuto circa la tutela del coniuge più debole, la Corte sottolinea che «il favore nei confronti del coniuge più debole non può essere letto separatamente dal contesto in cui la previsione è inserita, e interpretato come l'enunciazione di un criterio applicabile di per sè, ma va invece messo in relazione al contenuto dell'intero articolo 6, che riguarda esclusivamente i rapporti degli ex coniugi con i figli.

Mattone caro? Colpa dei figli del baby boom

Ci sono i trentenni dietro la crescita fenomenale che il mercato del mattone ha messo a segno negli ultimi anni. L'impennata dei prezzi (+ 18,6%) e delle compravendite (+45%) delle case, iniziata in Italia nel 1998, non può cioè essere spiegata solo con la crisi dei mercati azionari e i tassi minimi richiesti per accendere al mutuo. La colpa dell'esplosione del mercato del mattone è anche dei figli del boom economico di fine anni '60, per l'appunto i trentenni di oggi. A sostenerlo sono i ricercatori del Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato sull'edilizia) in un recente studio commissionato dalla Camera di commercio di Roma (che presenterà l'analisi al Rimi, la Rassegna italiana del mercato immobiliare e delle ristrutturazioni, che parte oggi alla Fiera di Roma e termina domenica 28). La domanda più forte di immobili, dicono dal Cresme, arriva dai giovani fra trenta e trentanove anni che in Italia sono tantissimi proprio a causa del baby boom che il Paese ha vissuto alla fine degli anni '60, quando ogni donna aveva in media 2,7 figli (contro l' 1,2 di oggi). Ora quest'onda generazionale sta cominciando a calare, ma il mercato immobiliare non è ancora a rischio di crolli.
Nel 2005 le compravendite sono scese del 3%; nonostante ciò i prezzi hanno continuato a crescere del 2,3%. In pratica, l'espansione è finita ma il costo delle abitazioni ha toccato ancora nuovi record. E anche per il 2006 si attende una contrazione delle transazioni ma i prezzi, secondo il Cresme, dovrebbero restare ai livelli attuali o al massimo subire una leggera flessione. Il mercato quindi non crollerà e anzi sarà ancora sorretto, anche se in maniera meno decisa, dai giovani trentenni che, con la loro onda generazionale.

martedì, luglio 26, 2005

Il “bodyguard” del condominio

Una nuova categoria professionale si prepara a entrare nei condomini italiani: Il disegno di legge n. 3309, presentato al Senato il 21 febbraio scorso, a iniziativa del senatore Vincenzo Demasi (An) e altri, tratta appunto dell’istituzione della figura del responsabile condominiale della sicurezza. In tre articoli il relatore prevede un nuovo soggetto, nominato dall’assemblea dei condomini, da affiancare all’amministratore condominiale e che si occuperà specificamente, per tutto l’anno del suo incarico, di sicurezza all’interno degli stabili. Sono tante le situazioni nelle quali l’amministratore, quale legale rappresentante del condominio e gestore dei servizi comuni e degli impianti, si trova ad avere a che fare con una legislazione in materia di sicurezza a volte troppo vasta. Basti pensare a tutta la normativa di recepimento di direttive comunitarie sfociata, solo per accennare qualche esempio, nell’emanazione di decreti legislativi in materia di sicurezza e salute dei lavoratori, di qualità delle acque destinate al consumo umano, di sicurezza nei cantieri temporanei e mobili, di sicurezza negli impianti di ascensore, per rendersi conto di come sull’amministratore di condominio incombano numerose responsabilità che implicano anche competenze e conoscenze particolarmente sofisticate in campo tecnico. Il proponente ritiene quindi che a oggi nonostante il proliferare di norme specifiche la situazione della sicurezza nei condomini non sia ancora gestita in maniera professionale mentre la massa infortunistica non è stata arginata. Un tecnico specialista, formato in corsi regionali o svolti da scuole accreditate, ovvero già in possesso di particolari titoli professionali che dovranno essere stabiliti da un apposito decreto ministeriale, potrà affiancare l’amministratore e in collaborazione con lui gestire gli impianti e i processi anche quale punto di riferimento per i condomini che, in caso di lavori interni ai propri appartamenti, avessero necessità di interfacciarsi ai servizi generali del fabbricato.

In vendita l’isola di Robinson Crusoe

Un'isola privata simile ad una vera oasi naturale alla Robinsoe Crusoe è stata messa in vendita al prezzo di 3,6 milioni di euro. Green Island è una delle cinque isole racchiuse nel grande Golfo di Poole, lungo la costa del Dorset (nel sud dell'Inghilterra) e misura soltanto 8 ettari quando c'è l'alta marea, ma con la bassa marea la sua estensione raddoppia, con altri 8 ettari di spiaggia. Il Golfo di Poole è uno dei porti naturali più grandi al mondo e le sue cinque isole sono abitate da millenni. Lo scorso anno su Green Island sono stati rinvenuti i resti di un insediamento dell'età del ferro. Nonostante la sua lunga storia e l'altissimo prezzo con cui è stata messa sul mercato, su Green Island, oggi, c'è ben poco. Sull'isola si trovano infatti soltanto una casa in legno che può ospitare 10 persone ed un piccolo bungalow. La luce viene fornita da un generatore, mentre per l'acqua potabile bisogna ricorrere ad un pozzo. Green Island è stata infatti preservata come un'oasi naturale dalla sua attuale proprietaria, Jo Davies, ed è dimora di un gran numero di scoiattoli, cerbiatti ed uccelli. Chiunque potrà permettersi di acquistarla non sarà comunque lontano da altre persone della sua elevatura sociale: l'isola si trova infatti vicino alla penisola di Sandbanks, soprannominata "la Palm Beach britannica" dove i prezzi delle case sono paragonabili a quelli di Hong Kong, di Manhattan e dell'esclusivo quartiere londinese di Mayfair.

Mosca, good bye Lenin! Case a 10.000 $ al mq

Quasi quindici anni dopo il crollo verticale del sistema sovietico la realtà è sotto gli occhi di tutti: Mosca è ormai diventata una città brutalmente classista anche dal punto di vista edilizio-urbanistico. Come Londra, Parigi e altre metropoli ''capitaliste''. I ''nuovi russi'' occupano il ''Miglio d'oro'' in centro città, all'ombra della cattedrale di Cristo Salvatore, dove gli appartamenti ''d'elite'' ricavati in casette di pochi piani costano fino a diecimila dollari al metro quadro. Oppure la periferia superchic della Rubliovka, nota per le ville dal milione di dollari in su.
Nello sprofondo delle periferie nascono poi - altra novità assoluta rispetto all'epoca degli zar rossi - i primi ghetti etnici. è l'effetto del fortissimo flusso immigratorio (in buona parte illegale) dalle altre repubbliche del cosiddetto ''spazio post-sovietico''. Per ucraini, bielorussi, caucasici, tagiki, moldavi la Russia - in boom da qualche anno grazie al greggio siberiano che spunta quotazioni stratosferiche - è una specie d'America.
La differenziazione classista è stata senz'altro favorita dal vertiginoso aumento dei prezzi immobiliari (raddoppiati nel giro degli ultimi tre anni) e dalla allegra, spregiudicata politica delle ruspe praticata autorità locali. Il sindaco di Mosca Iuri Luzkov ha fatto abbattere al centro della metropoli centinaia di edifici occupati da gente poco abbiente, ha sistemato in remote periferie gli inquilini sfrattati e ha firmato le licenze per costruire in quelle aree ultra-appetibili case di confort ''euro-occidentale" per i ''nuovi russi''.
Per il moscovita della strada (fortunato se ha un reddito mensile superiore ai 500 dollari) i prezzi del mattone sono senz'altro proibitivi.
Negli ultimi anni è cresciuta in modo febbrile a Mosca la costruzione di nuovi edifici, con una predilezione per i grattacieli, e anche in questo mercato la discriminante classista la fa da padrone sulla spinta di prezzi molto diversi a seconda della 'location' e della qualità. I 'nuvorish' (nuovi ricchi) non badano a spese e puntano ad appartamenti sui 150-250 metri di superficie in grattacieli- fortezze dove la sicurezza è massima. La ''middle class'' si accontenta per lo più di alloggi da 1.500 dollari al metro quadro che hanno soprattutto un pregio: rappresentano un grosso passo avanti rispetto allo squallore del prefabbricato sovietico.

Il “mutuo perpetuo”

Tra le tante forme di dipendenza, dall'alcol alle droghe, al gioco, ce n'è una che non viene mai citata: quella dal Mutuo. Nulla di più devastante per una persona preoccupata per il futuro e lievemente ansiosa per il presente, di un mutuo da accedere per comprar casa. E per Persona Normale intendo chi ha un lavoro normale, che fa guadagnare abbastanza per far campare decorosamente ma non per vivere serenamente. Se si ha la fortuna di aver ricevuto un'eredità e di essere sopravvissuti alle tasse di successione, che per gli esclusi dai primi cento ricchi della hit di Fortune esistono ancora, il mutuo rimane un'incombenza mensile da spuntare sull'estratto conto e da tenere ben presente quando si fa un piccolo investimento, oppure prima di portare la famiglia al ristorante. Ma il problema vero è la durata. Si parla di mutui ventennali! E oggi neppure una condanna penale la si sconta per cinque o sei anni...Così si creano i mutuo-dipendenti, una razza di frustrati, gente che vorrebbe fare altre cose nella vita, scappare o cambiare casa perché averla presa vicino ai suoceri è stato un errore fatale...Per non parlare di chi usa il mutuo come alibi per giustificare un'eterna indecisione, con effetti devastanti sulla psicologia dei figli che crescono insicuri nell'epoca del debito certo (credito al consumo o consumo del credito?) e cercheranno casa solo a trent'anni e l'acquisteranno, forse verso i sessanta. Ci vorrebbe uno spot Pubblicità Progresso: un impiegato sorridente che chiede:"Vuole accendere un Mutuo eterno a tasso fisso o variabile?" e il cliente sorridente che risponde:! Grazie, preferisco vivere".
Questo soffio di vento ci viene da Enrico Bertolino


Mutuo per 30 anni, non devi averne più di 40

E per chi è troppo “anziano” c’è anche la polizza a vita... Alle banche monitorate è stato chiesto di quantificare il costo della polizza vita, che può andare dai 200 euro circa l’anno fino ai 1690 euro, ma la differenza spesso dipende dalle tutele della polizza e dal ritorno che si ha nel caso in cui si verifica l’evento dannoso. L’elemento temporale nella scelta e nella sottoscrizione di un mutuo può rivelarsi uno scoglio. Se da una parte aumentano gli istituti disposti a concedere prestiti finalizzati all’acquisto della casa fino a trent’anni, dall’altra la maggioranza delle banche pone un limite di età che il mutuatario non può superare alla scadenza.

Il “gatto a nove code” del proprietario incazzato

Ho letto con estremo piacere “Questa casa è mia e qui comando io” Una cannonata che dovrebbe far pensare tutti i proprietari di casa e farne una bandiera. Ci sono troppi vigliacchi che si lasciano derubare, estorcere, defraudare da un Diritto Costituzionale, violato da cialtroni parlamentari di ogni risma. Ogni componente la famiglia, dal nonno al genitori, ai figli studenti o lavoratori, perfino ai bambini che vanno all’asilo bisogna insegnare che la mafia ci sta rubando la casa. Questa casa ci è costata enormi sacrifici e rinunce, nessun figlio di puttana ci ha aiutato. Ci sono associazioni che creano amministratori con lo scopo di sfruttare questo sistema mafioso per truffare i proprietari, perfino Bertinotti il comunista vuole abolire la proprietà privata, con tutto il denaro che ha ... agli italiani, vorrei sapere se non ha comperato la sua casa oppure se occupa le case popolari, in affitto calmierato come l’altro compare D’Alema, lo sappiamo, purtroppo che i mafiosi sono tutti nullatenenti, perché intestano ad altri i beni comprati, vendendo chiacchiere o droga oppure beni provenienti dalla prostituzione o ricatti ed estorsioni contro chi lavora e produce. E’ tutto vero ciò che avete scritto, solo un intellettuale mongoloide potrebbe negarlo. Pur creando un baluardo in difesa dei nostri beni serve solo non essere dei coglioni, ovvero darci un’organizzazione, come quella dei Consumatori.
Se mi aiutate posso fare molto, per me e la mia famiglia e per tutte le famiglie che hanno la casa in proprietà, per cui se la pubblicate vi autorizzo a dire il telefono.
Vorrei fare un Vademecum delle cose importanti da ricordare.
l) Un amministratore è un privato che deve curare gli interessi e i conti del Condominio, per cui è pagato come se fosse un Ragioniere o un Commercialista.
2) Non rivolgetevi MAI alla LEGGE, questa è male amministrata e ci mangia insieme agli avvocati, per fregarvi solo del denaro, non esiste Giustizia in Italia.
3) In Assemblea NON chiedete mai le dimissioni, ci lascereste solo le penne e i millesimi necessari non sarebbero mai sufficienti, perché il primo compito di quel... è di far mangiare alcuni condomini con favori di ogni tipo.
La Legge costa cara e i tempi perpetui, se poi trovi una carogna sei fritto, con spese di giudizio peloso, che ti mangia la casa.
4) La truffa principale è quella di nascondere e non consegnare a fine gestione il Saldo Bancario Condominiale, sottraendo al Consuntivo migliaia di Euro.
5) In assemblea raccogli consensi e nega la fiducia all’amministratore, questo deve solo gestire il condominio, ma non può fare Assemblee né Lavori Straordinari.
6) Offri una riduzione di onorario, nega il diritto di Accise e percentuali su lavori Extra.
7) Ogni condominio deve pagare un contabile privato 200/400 euro che controlli il Consuntivo e il Preventivo, perché molti proprietari non sono in grado di farlo, è un’ottima spesa che vi informerà se la gestione è corretta o meno. Vi farà risparmiare moltissimo denaro e non vi farete sangue marcio.
8) Se ti crei una difesa puoi governare anche i costi Ici e Nettezza Urbana. I Comuni ti truffano due volte, ti fanno pagare la nettezza urbana e poi ti costringono ad assumere le imprese per portare i rifiuti in strada. Che vengano loro a prelevare i rifiuti dai cortili e scantinati. Si può lottare per diminuire i costi, dato che molti ci guadagnano sui rifiuti, scaricando su di noi tutti gli oneri.
9) Con movimento di massa possiamo punire quei politicanti mafiosi che ci colpiscono nei nostri beni e chi invece non ci aiuta.
Facciamoci sentire come nel 69/70, anche i nostri studenti sono padroni della nostra casa per cui devono lottare per difendere i loro genitori e beni comuni. È di quei tempi che abbiamo potuto comperare la casa e avere quei risparmi che ancora oggi aiutano i nostri figli senza futuro, senza lavoro, senza speranza. I partiti si associano, la delinquenza è organizzata, solo noi Non vogliamo creare la nostra difesa? Senza partiti, senza mafia, senza ladri. Da uomini intelligenti.

Questa è casa mia e qui comando io!

Non vi siete ancora accorti che noi proprietari di casa non abbiamo alcuna voce in capitolo? Siamo alla mercé di tutti. Più che proprietari liberi e indipendenti, siamo dei fantocci, dei burattini che devono trottare di qui e di là a rendere conto di quello che facciamo, come lo facciamo. Non abbiamo le palle. Conigli! Ecco cosa siamo. Ci facciamo fregare dagli inquilini come tanti pesci lessi. Non solo dagli inquilini. Anche i nostri amministratori ce lo mettono in quel posto. Prendi per esempio il condominio, sostituto di imposta è diventato e noi, muti e rassegnati, senza fiatare ingoiamo il rospo. E la ripartizione spese? Per anni e annorum abbiamo dovuto sottostare alla 392/78 la quale è ancora vigente. Per ottenere uno sfratto per finita locazione occorrono diversi anni, poco di meno per uno sfratto per morosità. Ci facciamo ridere in faccia dagli inquilini. Hai capito che razza di proprietari siamo. Prendi per esempio i contratti di locazione. Non sei libero di stabilire la durata del contratto a tuo piacimento. Se fai un contratto ad uso abitativo sei vincolato a 4 + 4 anni, oppure devi fare un contratto sotto dettatura dei sindacati di categoria vincolato a 3 + 2 anni. Se invece vuoi fare un contratto ad uso commerciale sei vincolato a 6 + 6 anni e non puoi mandare via l'inquilino al termine del rapporto contrattuale se non gli dai indietro 18 o 21 mensilità a titolo indennità di perdita dell'avviamento. Di più. Il conduttore ha pure il diritto di prelazione in caso di vendita. Significa che se decidi di vendere l'immobile, lo devi prima offrire all'inquilino. Non lo puoi vendere a chi vuoi tu. Anche il potere di decidere a chi vendere ci hanno tolto. Ma quanto siamo fessi. Non c'è mai stata quella libertà di fare un contratto originale, unico, un'opera d'arte con il tuo inquilino. Un contratto di durata 2,5 anni. Eresia! Si vede che ci piace tanto il gesso, il piattume, tutto standardizzato e dettato dall'alto. Noi siamo i padroni e vogliamo comandare noi in casa nostra! Prendi quell'assurda legge che imponeva ai proprietari di casa l'equo canone, prendi quell'altra assurda legge dei patti in deroga che imponeva l'assistenza dei sindacati sui contratti di locazione. Prendi quell'altra assurda legge che ti impediva di sfrattare l'inquilino se non avevi registrato il contratto e pagato ICI e IRPEF. Ma che razza di proprietari siamo se poi non possiamo fare ciò che vogliamo e dobbiamo rendere conto a questo e a quell'altro? Prendi per esempio L'ICI, esproprio surrettizio, si paga l'affitto al Comune. Più che proprietari siamo ospiti in casa nostra, ospiti dello Stato e dei Comuni. Infatti l'ospite non è libero di fare ciò che vuole in casa d'altri. Se vuole fare dei lavori, come rifare il bagno, buttare giù dei muri, costruire una veranda, deve comportarsi da ospite e chiedere il permesso al padrone di casa, quello vero, in questo caso il Comune, presentare domande di autorizzazioni, bolli, Dia, Concessioni, ASL e pagare parcelle ai professionisti e allo Stato. Quando lo Stato decide di espropriarci, ci espropria senza tanti complimenti. Una manciata di soldi di indennizzo e vai in pace. Ma Oh! Dobbiamo essere così fessi? La casa l'abbiamo acquistata con i nostri risparmi, tra mille insidie e difficoltà. L'abbiamo pagata noi. Nessuno ce l'ha regalata. La casa è nostra, vogliamo comandare noi e farne ciò che vogliamo. I padroni siamo noi. Padroni, non zimbelli dello Stato. Da ora in poi, in casa mia, comando io.

sabato, luglio 23, 2005

Mutuo o affitto?

Finchè i tassi sono bassi, si può ancora fare questo ragionamento. E cioè, in concreto, a parità di spesa è possibile ipotizzare che l'acquisto costi come l'affitto? La valutazione sull'opportunità di questa scelta va fatta partendo da una situazione ben definita: la più lineare è quella di chi non intenda disinvestire i suoi risparmi, quindi ottenga un mutuo al 100% e, sulla base della rata mensile, possa fare un confronto preciso con il canone di locazione. In questo caso il calcolo è semplice: considerando che, rispetto a un inquilino, il proprietario della casa in cui vive ha in più solo l'onere dell'Ici e delle spese condominiali straordinarie, basterà "spalmare" l'imposta sui 12 mesi per avere l'importo a suo carico.


FATE IL TEST


Ecco le considerazioni da fare per capire la convenienza della scelta, prendendo in esame un periodo, per esempio di 20 anni:

1) Valutare il costo complessivo dell'immobile;

2) conoscere il canone mensile di un immobile analogo;

3) verificare quale sia l'importo di un mutuo con rata mensile pari o di poco superiore al canone mensile (ambedue crescono con l'inflazione);

4) considerare poi l'importo, al netto della parte mutuabile, che "manca" per acquistare l’immobile;

5) calcolare la redditività media possibile del capitale utile per completare l'acquisto e compararla con la redditività media da rivalutazione dell'investimento immobiliare (circa del 2% annuo);

6) considerare che, comunque, sul proprietario gravano l'Ici e le spese di manutenzione straordinaria, valutabili in 100 euro al mese;

7) a questo punto diventa possibile calcolare, con buona approssimazione,
cosa convenga fare. È evidente che, per chi riesce a gestire le proprie economie, la scelta dell'acquisto è quasi sempre vincente.

Londra, vendesi casa di 5,7 mq

Notting Hill, vivere nello sgabuzzino

Per abitare nel quartiere alla moda londinese di Notting Hill, il celebre quartiere di Londra dove è ambientato l’omonima commedia con Hugh Grant e Julia Roberts, certe persone sarebbero pronte a pagare qualsiasi prezzo. Un ex sgabuzzino di 5,7 metri quadrati convertito a mini-appartamento e' stato messo in affitto ad una cifra record: 850 euro al mese. Il microscopico alloggio e' dotato di cucinino, doccia e guardaroba, con il letto incastrato sopra il bagno. L'ex sgabuzzino era stato convertito in alloggio da un uomo d'affari negli anni '80 che lo utilizzava nei giorni in cui si trovava a Londra. Secondo l'agenzia immobiliare Bruten & Co che lo gestisce, il mini appartamento si addice a ''persone con una vita sociale molto attiva''. Per chi fosse interessato ad acquistarlo, il minuscolo alloggio e' sul mercato al prezzo di 140 mila euro. Questo perché l'ultima inquilina e' stata costretta ad andarsene, dato che si era rotta il braccio e non riusciva a salire la piccola scala a piolo che conduce al letto.

Harrod’s approda in piazza Duomo?!

E' arrivata l'indiscrezione, per ora non confermata, che Al Fayed in persona - il magnate egiziano - sarebbe pronto a comprarsi una bella fetta di corso Vittorio Emanuele. Per l'esattezza un immobile ora di proprietà della Pirelli real estate. Non direttamente, ma attraverso un'immobiliare italiana. Il tam tam è partito dai negozianti. Decine di telefonate arrivate direttamente ai centralini dell'assessorato al Commercio Roberto Predolin per avere conferma e assicurarsi un suo intervento. Difficile biasimarli. Ti svegli una mattina e scopri che gli arabi stanno prendendosi il centro di Milano. Alzi la saracinesca e il tuo vicino di serranda ti aggredisce con un pressante "hai sentito, apre harrod's?". O ti barrichi in negozio e speri sia un brutto sogno. O chiedi aiuto. D'altronde il quadrilatero non è nuovo a queste operazioni commerciali.

giovedì, luglio 21, 2005

Italiani, i meno “rateizzati” d’Europa...

I giornali europei ci dicono che ... se non adottiamo drastiche riforme strutturali, l’Italia è sulla via dell’Argentina. Il governo prima diminuisce le tasse poi propone la “patrimoniale”, prima ci racconta che va tutto bene adesso ci spiega che c’è la recessione. In ogni caso tutti ci dicono che bisogna aumentare i consumi per far ripartire l’economia ... ora anche i lavoratori a tempo indeterminato, i collaboratori e i pensionati potranno accedere alla cessione del quinto dello stipendio. E via che ci si indebita senza un perché, anzi no, per tirare la fine del mese, insomma si può proprio dire che ci stiamo americanizzando... solo che da loro l’economia tira. E negli altri paesi della “Giovine Europa” ... l’Italia rimane tuttavia il Paese meno indebitato in Europa. Le stime Assofin registrano un basso rapporto tra credito al consumo e Pil: 3,9% per l’Italia a fronte del 7,5% della Spagna, dell’8,2% della Francia, del 10,8% della Germania e del 15,5% della Gran Bretagna. Inoltre nel nostro Paese il rapporto tra passività delle famiglie e reddito disponibile lordo è pari al 36,6% mentre in Francia si arriva al 62%, in Spagna al 92,4 %, in Germania al 111% e in Gran Bretagna al 129,2%. La gravità di una crisi si misura in ultima analisi dalla reazione di coloro che ne sono colpiti - così ci dice il Corriere della Sera all’indomani del no alla costituzione europea dei francesi - E proprio perché la crisi c’è non bisogna alzare bandiera bianca sull’Europa, altrimenti siamo veramente all’Argentina.

Se mi allontano da Milano risparmio di più

Voglia di verde, di tranquillità, di silenzio, di addormentarsi la sera senza sentire il via vai delle auto sotto casa o il vociferare dei ragazzini davanti a un pub o, peggio ancora, a una discoteca. Voglia di un appartamento più grande, di qualità superiore, quindi ben rifinito, magari provvisto di giardino oppure di terrazze ampie, dove far giocare i bambini senza dover per forza uscire di casa. E di un box, che elimini una volta per tutte il problema del parcheggio dell’auto. Queste sono alcune delle motivazioni che hanno spinto e spingono tuttora coloro che cercano casa, per acquistarla e viverla, verso l’hinterland. Oltre al fatto che ad allettare questo genere di acquisti contribuisce anche l’importo della spesa. Basta allontanarsi dalle città per spuntare prezzi migliori. Ormai nei comuni limitrofi non è raro spendere anche il 15-20% in meno. E più ci si allontana dalla città, maggiore è la percentuale di sconto. Il taglio più richiesto? Appartamenti di grandi dimensioni, in pratica dai trilocali in su. Molto richieste sono anche le villette. E i prezzi? Una crescita di valori si è registrata soprattutto in Brianza con aumenti che variano dal +6% per le abitazioni di media qualità al +11% per quelle considerate di maggior pregio. Dove conviene acquistare casa? Questo dossier presenta le quotazioni degli immobili di tutti i principali centri della provincia di Milano, suddivise per tipologie: edifici nuovi, recenti e vecchi.
In aumento gli esodi
Tutti i comuni della provincia di Milano, in contro tendenza da alcuni mesi, stanno subendo un lento ma costante deflusso di residenti a favore dei comuni dell’hinterland. Quello che prima era un fenomeno che riguardava solo le metropoli ora si è ampliato anche per tutti i centri italiani. A livello territoriale si stanno creando precise gerarchie tra le città di servizio e produzione e i comuni limitrofi con vocazione più prettamente residenziale. L’andamento recente del mercato immobiliare ha accentuato questa tendenza già in atto dai primi anni Novanta. Mentre nei capoluoghi gli aumenti medi delle quotazioni sono stati del 45%, negli ultimi cinque anni ne centri dell’hinterland l’aumento si è fermato al 32%. Ovviamente si tratta di medie, dato che ci sono comuni dove si sono registrati incrementi nettamente superiori. La corsa verso l’hinterland è aiutata anche dal fatto che nei piccoli centri si continua a costruire: con l’equivalente di quanto si spende per un mini alloggio in periferia, fuori città si compra una villetta a schiera con un po’ di verde.
Vantaggi:
- presenza di aree verdi
- maggiore tranquillità (ridotto inquinamento acustico, minore traffico)
- disponibilità di soluzioni abitative con tagli medio grandi (più spazi abitativi)
Svantaggi:
- collegamenti più difficoltosi con le città (rete di trasporti meno sviluppata che nei centri)
- presenza di negozi di prima necessità, ma non sempre di centri commerciali che soddisfino tutte le esigenze (abbigliamento, arredo, centri benessere)
- poche scuola (spesso solo elementari e medie).

Ventimila leghe sotto i mari

Un tunnel sottomarino che colleghi Mazara dei Vallo in Sicilia con Capo Bon in Tunisia: il progetto, che piace al governo regionale siciliano, potrebbe aver già trovato i finanziatori. Una cordata di investitori coreani è interessata a trovare i 20 miliardi di euro necessari per realizzare un collegamento a due corsie di 150 chilometri simile a quello costruito a Sei Kan in Giappone, in funzione dal 1988, ma lungo "appena" 53,850 chilometri. L'opera faraonica che dovrebbe unire Europa e Africa, pronta a fare concorrenza al Ponte sullo Stretto di Messina, è stata progettata da un gruppo di lavoro dell'Enea ed è sta presentata a Roma l’11 maggio. Dopo aver preso visione di une studio di fattibilità dell'opera, i tecnici dell'assessorato regionale ai trasporti hanno inserito il progetto tra quelli da realizzare in vista del 2010, data di apertura dell'area di libero scambio nel Mediterraneo. Il tunnel Sicilia-Tunisia, secondo tecnici dell'Enea, avrà due gallerie e dovrebbe essere destinato solo ai treni merci guidati da robot (ma i tecnici considerano possibile costruire una terza galleria per il trasporto di passeggeri). Un tunnel prevede la realizzazione di quattro isole artificiali sottomarine che costituiranno altrettanti snodi per alleggerire i cinque tratti.

I “Sciur” Brambilla tutti casa e lavoro

“La casa è sempre stata un bene rifugio per eccellenza. Ovunque nel mondo. Il modo migliore per conservare il risparmio accumulato. Ma a Nord - ovest, terra di piccole imprese e famiglie in crescita, il “mattone” non è soltanto una forma di risparmio. è una vera e propria istituzione dello sviluppo. La strategia patrimoniale della famiglia (casa e capannoni) è componente essenziale di un processo di accumulazione basato sul re-investimento continuo delle risorse prodotte dal lavoro. La proprietà di una casa consente di resistere meglio nei periodi di crisi offre condizioni minime sufficienti per accendere un mutuo o un piccolo prestito commerciale e coincide, spesso fisicamente, con la disponibilità di un adeguato e conveniente luogo di lavoro.” Al Nord è sempre stato così e lo è ancor di più oggi che il vento del declino spira gelido da est. Il timore del declino è un nuovo sentimento. Con maggior forza dopo le prime grandi crisi competitive degli anni ‘80, i piccoli imprenditori, ma anche i pensionati e gli operai, hanno imparato a considerare “imminente” la ristrutturazione del proprio settore, “incombente” l’arrivo di concorrenti internazionali, possibile un arretramento dalle posizioni di vantaggio temporaneamente conquistate. Il Nord - ovest si premunisce attraverso investimenti che rafforzano l’indipendenza della famiglia e la flessibilità dell’impresa, di fronte allo Stato e di fronte al mercato. La famiglia e l’investimento immobiliare sono dunque l’architrave di un modello peculiare di gestione del rischio. Questo quadro storico e strutturale come investimento di supporto alla propria strategia produttiva, come ammortizzatore del maggior rischio previsto sul fronte del mercato spiega come mai il Nord - ovest persegua l’obiettivo della proprietà, a partire dalla casa di residenza e di lavoro, con una determinazione superiore alla media nazionale. La casa e l’investimento immobiliare sono, tuttavia, oggi, una scelta condizionata da fattori nuovi: la crescente sfiducia nelle istituzioni finanziarie, i dubbi che riguardano l’effettiva capacità dello Stato di mantenere gli impegni assunti e il rinnovato pessimismo “post-Euro” circa la capacità di resistenza del sistema industriale locale agli assalti della concorrenza internazionale. Paradossalmente è come se il Nord - ovest si stesse preparando ad una nuova guerra, da qualche anno a questa parte.

La casa è aperta da oggi

E' stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 155 del 6.7.2005, ed entra in vigore dal 21.7.2005, l'atteso decreto concernente la tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti di immobili da costruire, a norma della L. 2.8.2004, n. 210.
Il provvedimento si applica a due tipologie di immobili:
• Quelli per i quali il permesso di costruire è stato richiesto e sono ancora da edificare;
• Quelli la cui costruzione non è ancora ultimata e comunque non sono in condizione di ottenere il certificato di agibilità (si ritiene che anche in questo caso il presupposto di base sia quello comunque di trovarsi di fronte ad una nuova edificazione).
Il sistema delle garanzie si applica agli immobili in genere, e cioè sia agli edifici residenziali che a quelli ad uso diverso (es. box, negozi, uffici ecc.) purchè acquisiti da persona fisica. I beneficiari sono le persone fisiche (art. 2 della legge) che acquistano per sé, o per persona da nominare (ma nei limiti dei parenti in primo grado), i soci di cooperative edilizie, le persone non socie di cooperativa, ma che abbiano iniziato a corrispondere somme per l`acquisizione del godimento di un immobile alla cooperativa. Tra i soggetti obbligati al rilascio delle garanzie vi sono l'impresa edile, la società immobiliare, ma anche una società diversa dalle precedenti, che occasionalmente esercita un'attività di vendita di immobili da costruire, nonché le cooperative di abitazione, non solo nei confronti dei soci, ma anche di coloro che, non essendo soci, effettuano comunque dei versamenti a favore delle cooperative per acquisire la disponibilità di un immobile da costruire.
Per leggere il testo del decreto legge http://www.confedilizia.it/EVI %20FIDEIUSSORIA.HTML

martedì, luglio 19, 2005

Gli yankee migrano verso gli stati del sud

Dalla conquista del West all'assalto del Sud. Secondo uno studio realizzato dall'ufficio federale per i censimenti sarebbero sempre più numerosi i cittadini americani che decidono di trasferirsi dalle grandi città del nord del Paese, in particolare San Francisco e Boston, agli Stati meridionali. Sono due i fattori che spingono questa nuova ondata migratoria: il clima più favorevole delle città meridionali e, soprattutto, i prezzi delle case di gran lunga più abbordabili. Così località come Gilbert, una frazione di Phoenix in Arizona, ha visto la popolazione aumentare da 46mila a 156mila abitanti in quattro anni. A seguire si sono piazzate Miramar e Port St. Lucie in Florida e Roseville in Nevada. Per contro San Francisco e Boston hanno perso, rispettivamente, il 4,2 e il 3,4% della popolazione. Nonostante questo i prezzi delle abitazioni nelle grandi città del Nord non accennano a calare, anzi, secondo gli ultimi dati anche il secondo trimestre si sarebbe chiuso con prezzi in crescita.

“John Lennon” si da al mattone

Se più di 40 anni fa John Lennon e i Beatles hanno rivoluzionato il mondo della musica, oggi un nuovo John Lennon potrebbe fare altrettanto con il mercato immobiliare. Il John Lennon del 2005, infatti, a canzoni e note preferisce mattoni e metri quadrati, conditi con il "compro" e "vendo" tipico delle contrattazioni di Borsa. A portare questo nome d'arte è uno dei consiglieri d'amministrazione di Opromark, la piattaforma inglese lanciata il 14 giugno dove è possibile scambiare quote di case e di appartamenti a prezzi che si aggirano intorno a una sterlina, una volta chiuso il periodo delle sottoscrizioni iniziali. Esattamente come succede con le azioni, chi compra spera di realizzare un dividendo (in questo caso la parte spettante dell'affitto) e un guadagno in conto capitale al momento della cessione della partecipazione. La "prima Borsa online di trading immobiliare al mondo"(come si autodefinisce Opromark) punta a schiudere il mondo del mattone a chi, pur disponendo di pochi risparmi, vuole assaporare il fascino della proprietà, magari diversificando il proprio portafoglio con una serie di mini investimenti nel real estate.

Quasi un paradiso ma per 90 milioni $

Vendita immobiliare record negli Stati Uniti: un industriale svedese Robert Weil ha acquistato da Adelaide de Menil Carpenter, fotografa professionista ed ereditiera della fortuna della compagnia petrolifera Schlumberger, una tenuta a East Hampton, il luogo di villeggiatura dei newyorchesi più ricchi e famosi, per 90 milioni di dollari (75 milioni di euro). L’acquisto triplica il precedente record per gli Hamptons, stabilito nel 2000, quando il comico Jerry Seinfeld comprò per 32 milioni di dollari la villa di Billy Joel.
La somma pagata è un primato assoluto per una residenza privata negli Stati Uniti. Il record precedente lo aveva raggiunto l’anno scorso il miliardario newyorkese Ronald Perelman con l'acquisto di una tenuta a Palm Beach, in Florida, per 'soli' 70 milioni di dollari. Il prezzo è ancora più incredibile se si pensa che la tenuta non è neanche così sterminata: un edificio principale con tre camere da letto, due cottage per gli ospiti in visita e uno per il custode più di sedici ettari di giardino, piscina e un lago al centro, il tutto con l'oceano di fronte. L’industriale svedese, di cui non è stata rivelata l’identità, aveva affittato la proprietà nelle ultime stagioni estive.

“Casa Ratzinger” messa in vendita

Sarà venduta a Marktl am Inn, in Baviera (sud della Germania), la casa in cui nacque il 16 aprile 1927 il papa tedesco Benedetto XVI. La decisione è stata presa dalla signora Claudia Dandl, l'attuale proprietaria e inquilina dell'immobile, che non sopporta più l'autentico assedio di turisti e curiosi convinti, a torto, di poter entrare e visitare la casa di papa Ratzinger. Dalla sera del 19 aprile scorso (quando il cardinale tedesco fu eletto successore di Giovanni Paolo secondo) per la signora Dandl e i suoi due figli la pace è infatti finita. Frotte di turisti si accalcano quotidianamente fuori dalla porta dell'edificio al numero 11 del Marktplatz, nel centro del paesino, restando molto male quando viene loro negato il permesso di entrare. La signora Dandl, che acquistò la casa sei anni fa, ristrutturandola adeguatamente, intende ora venderla al miglior offerente, anche se il Comune dispone di un diritto di prelazione sull'immobile dal quale vorrebbe ricavarne un Museo. Il prezzo di vendita dell'immobile non è stato indicato, anche se la signora Dandl, che di professione è fisioterapista, ha detto di ritenere che il prezzo ''dovrebbe corrispondere al valore storico dell'edificio''.

Hollywood, muri di sabbia per la privacy delle star

La vista che si gode scendendo dalla strada che si attorciglia sulle montagne di Santa Monica toglie il respiro: la Malibu Canyon Road si getta nel Pacifico e la fila di automobilisti che soltanto per rubare una foto ricordo rallenta il traffico sulla Pacific Coast Highway. Roba da cartolina, non fosse per le ruspe. Hanno il motore spento perché l'ingiunzione della Coastal Commission, sorta di ufficio del demanio, le ha stoppate. Motivo? Alzavano una barriera di sabbia alta fino a 6 metri. Una duna tra il bagnasciuga e le ville sull'Oceano. è l’ennesimo episodio di una disputa tra i 108 proprietari di case della zona e lo Stato di California. Questione noiosa se i 106 cittadini fossero persone qualsiasi. In realtà si chiamano Spielberg Steven, Hoffman Dustin, De Vito Danny e la lista va avanti che sembra di stare alla notte degli Oscar. Avendo qualche difficoltà a spiegare la duna e le ruspe come legittimi effetti speciali, Spielberg ha detto - a nome degli altri che l'iniziativa non vuole limitare l'accesso al pubblico (al quale restano percorsi degni di Messner), ma tutelare la privacy di chi vive di fronte alla spiaggia. Il proposito, nobile, cozza con le regole del posto. Un esempio? Quando estraiamo una macchina per fare foto ricordo dalla spiaggia un poliziotto avanza minaccioso. Serve un permesso, altrimenti, multa e arresto. E se prendi un po' di sabbia-souvenir è possibile una condanna. Così vanno le cose a Malibu.

sabato, luglio 16, 2005

Cosa dicono a Milano sul mattone che scotta

La bolla e i costi alle stelle "Piero Torretta, presidente di Assimpredil"
La crescita speculativa dei valori immobiliari rappresenta un problema per gli equilibri sociali del Paese. E anche per quelli economici e finanziari. Come ha documentato benissimo l'"Economist" della settimana scorsa, quella della casa è ormai diventata la bolla speculativa più grande della storia.

Una casa, 25 anni di lavoro "QuiCasa, il giornale dei professionisti immobiliari"
25 anni e 350 mesi di stipendio, considerando di non superare il 30% del reddito mensile come rata del mutuo, servono a una famiglia per comprare un appartamento di 70 metri quadrati a Milano.

Riformiamo il settore casa "Piero Borghini, assessore regionale alla casa"
E' necessario che la Regione e i Comuni offrano a tutti gli operatori del settore vecchi e nuovi, profit e non-profit desiderosi di impegnarsi nel settore dell'edilizia a canone moderato e a costi contenuti, oltre alle aree, facilitazioni finanziarie e fiscali adeguate nonché un quadro innovativo in tema di canoni e di accessi. Insomma, ci vuole una svolta riformatrice di 360 gradi. Ma se non la facciamo in Lombardia e a Milano, dove, allora?

I milanesi se la autocostruiscono la casa
Fatti i conti in tasca si scopre l’edilizia fai da te. Se il prezzo medio del mattone ha superato gli otto milioni, del ‘vecchio’ conio, al mq allora la spinta all’autocostruzione diventa un fatto per milanesi e lombardi. Così l’hanno pensata in molti che improvvisandosi muratori e imbianchini alle dirette dipendenze di squadre di professionisti si sono messi a lavorare, nel tempo libero, gratuitamente in cantiere per due anni per costruirsi casa. Vantaggi? Niente mutui, nessuna garanzia da dare alle bance e un risparmio netto del 30/40% sui costi di mercato.

Milano, cresce ancora il metro quadrato


Una vera sorpresa, forse addirittura un sogno dopo circa otto anni di crescita ininterrotta dei prezzi. Così come, almeno all’apparenza, è sorprendente il fatto che spesso si tratti di periferie, e nemmeno delle più accattivanti. Dunque, l’ennesima smentita per i profeti dello scoppio della bolla immobiliare o comunque di un mercato del mattone arrivato al punto d’inversione? No, piuttosto le famose eccezioni che confermano la regola.
Rialzi del 10% in sei mesi a Milano Gratosoglio o anche in zona Città studi? Dunque nel mattone residenziale esistono ancora zona calde. Con rialzi dei prezzi a due cifre. E magari anche con tempi di compravendita veloci. Crescita dei prezzi delle case a due cifre nel primo semestre. Lo rileva Tecnoborsa, ma anche la Borsa Immobiliare di Milano con la Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d’affari).
La mappa degli aumenti zona per zona
La zona più costosa rimane il centro città (con una media di prezzo di 7.294 euro a metro quadro), ma crescono di molto le quotazioni degli immobili di Gratosoglio-Missaglia (+ 9,8%), della Milano delle isole pedonali (Porta Garibaldi, Mercalli, Quadronno e Navigli) con un +6,6%, della Moda (Montenapoleone e Venezia-Monforte) e dei divertimenti (Vetra-S.Vito, Brera, Solferino-San Marco) che crescono rispettivamente del 6,4 e del 5,4 per cento. Mentre gli interventi urbanistici premiano Montecity-Rogoredo, dove il valore delle case è cresciuto del 18% in un anno, e la zona di Piazza della Repubblica, che il passante ferroviario ha rivalutato del 119% in cinque anni. Il tanto vituperato euro ha permesso ai tassi d’interesse di attestarsi al 3% rendendo conveniente acquistare casa, grazie anche alle offerte di finanziamento integrale degli importi. E comprare a Milano, secondo Borsa Immobiliare, costa in media 4.174 euro a mq: dai 10.500 euro degli immobili d'oro di Via della Spiga ai 2.400 rilevati in zona Salomone-Bonfandini. Dunque, i prezzi del centro sono 4,4 volte quelli della periferia. La corsa dei prezzi degli immobili, che ha interessato l'Italia e l'Europa negli ultimi cinque anni, ha prodotto a Milano un incremento complessivo del 62,1%.
A Milano gli affitti scendono del 2%
Per la prima volta da moltissimi anni scende a Milano il costo degli affitti, per una quota del 2%. Calano gli affitti, soprattutto per quanto riguarda i trilocali (-7%), con punte del 10% in periferia. Sono sempre di meno i milanesi che ricorrono all’affitto, mentre non calano quelli che decidono di acquistare casa.

Giovanni Pivetta

venerdì, luglio 15, 2005

Totò truffa all’italiana


"Toto' con il suo complice (Nino Taranto) organizza una finta trattativa per la vendita della fontana di Trevi ad uno sprovveduto emigrato italo-americano di nome "Deciocavallo".Non appena il rialzo di prezzo offerto dall'americano raggiunge il valore desiderato dai truffatori,Toto' ferma le trattative dicendo al complice: " ....lui mi da 500.000 lire e la fontana la do al PROVOLONE!! " e "Toto' travestito da donna ,finge di sedurre il padrone di casa verso il quale e' moroso di diversi mesi di affitto e gli dice: "....ma lei con quegli occhi mi spoglia!......SPOGLIATOIO!....." ; e il padrone di casa risponde:"...signora non faccia cosi' ....io sono un uomo!" e Toto': "....e ANCH'IO!...." "Durante la stessa scena Toto' lamenta di essere una donna che ha un'intera famiglia sulle spalle : padre, fratello, marito e figli...e il padrone risponde:"perche' avete figli?" e Toto': "..No, sono solo 20 anni che siamo sposati...ci dia tempo,non sono mica fiaschi che si abboffano!!.."
Sono quisquiglie, pinzillacchere, le truffe raccontate nei film degli anni ‘60 dal grande principe Antonio De Curtis a confronto del nostro quotidiano iperbolico (qui di seguito) e senza poesia. Ma il miraggio è lo stesso fare l’affare della vita a poco prezzo; sono cambiati i tempi perchè oggi l’informazione per non cadere nelle trappole non manca e sono cambiate le vittime personaggi acculturati e di ceto medio e alto ma la cupidigia e l’avidità è sempre la stessa ... allora Votantonio!

“Quegli immobili venduti a prezzi troppo popolari”
La truffa era organizzata da un ex dipendente dell’ufficio imposte che vendeva alloggi statali, è stata condannata a sette anni di reclusione, le vittime sarebbero state una quindicina. Solleticava i potenziali acquirenti con la richiesta di prezzi da saldi. Ma poi l’affare sfumava e la caparra pure. Appartamenti a prezzi popolari. Case con terrazzo, attici in palazzi d’epoca del centro. Con la richiesta di case che soffoca Milano e i prezzi al metro quadro dalla crescita inarrestabile, si trattava di un miraggio difficile da non voler vedere. Si era fatta una cultura immobiliare l’ex dipendente dell’ufficio delle imposte, condannata in questi giorni dal Tribunale di Milano a sette anni di reclusione per truffa ed estorsione. Con un complice, la donna proponeva le case del demanio in vendita a prezzi stracciati. Si presentava come l’intermediario incaricato dallo Stato di chiudere l’affare. Unica condizione per avere l’immobile: versare una profumata caparra. Ma poi come in tutte le commedie degli equivoci accadeva l’imprevisto che mandava a monte l’affare. Così addio casa, caparra e ovviamente intermediaria. I casi di truffa accertati sarebbero una quindicina. Tra loro anche professionisti e la madre e la fidanzata di un parlamentare. L’inchiesta è stata condotta dal pm Claudio Gittardi. Secondo l’accusa, la donna, quasi sessantenne, e il suo complice, un intermediario over 70 che ha già patteggiato la pena, hanno svolto i loro «affari» fino a tre anni fa. Per prelazionare gli immobili del demanio in via di dismissione richiedevano il versamento di somme tra i 10 e i 50 milioni del vecchio conio, con l’ingresso dell’euro il cambio è stato fatto “all’italiana” e cioè tra i 10 mila e i 50.000 euro. Dopo il pagamento della caparra i due allettatori, telefonicamente comunicavano che l’affare era andato a monte. L’ex dipendente dell’ufficio imposte sapendone bene di iter burocratici faceva intendere che erano sopravvenuti inghippi procedurali e ritardi burocratici. Mille scusanti per giustificare il fatto che l’affare fosse sfumato. Secondo l’inchiesta la donna non si sarebbe però limitata a lusingare le vittime, piuttosto si sarebbe servita di picchiatori (non identificati) una volta per minacciare un cliente allo scopo di ottenere il versamento di una somma considerevole e un’altra volta per malmenare un uomo che aveva chiesto la restituzione della caparra versata.

Quella banca è clandestina!
Una banca a tutti gli effetti, ma senza avere l’autorizzazione a raccogliere e prestare denaro in Italia. Per almeno tre anni hanno agito indisturbati nel cuore della Chinatown milanese, riuscendo a mettere a segno un volume d’affari di 40 milioni di euro, raccolti tra la comunità cinese. L’organizzazione finanziaria, la prima in Italia, aveva esposto, nelle vicinanze della via Paolo Sarpi, l’insegna falsa della Western Union, una copertura che serviva per occultare le attività della banca clandestina, guidata da un’organizzazione cinese che si spacciava, tra l’altro, come compagnia di assicurazione con la complicità di tre italiani, funzionari di banca. Un’attività ricostruita dalla polizia valutaria della Guardi di Finanza, attraverso i quasi mille libretti nominativi di deposito (949 quelli censiti) sequestrati, tutti rigorosamente intestati a cinesi, dove venivano registrate le operazioni effettuate dagli pseudo-correntisti: depositi, prelievi, calcolo degli interessi fino al saldo del conto. Ma i servizi offerti non si fermavano qui. Chi si rivolgeva all’agenzia - hanno accertato le indagini – lo faceva per ottenere servizi di assistenza commerciale e finanziaria. Lo sportello era anche in grado di effettuare trasferimenti all’estero, così come concedere mutui per operazioni immobiliari valutate in circa 5,5 milioni di euro. A queste cifre si aggiungono crediti per 8,5 milioni e presiti per 7 milioni, per un volume complessivo di 15 milioni. Lo sportello bancario abusivo di Milano potrebbe essere soltanto la punta di un iceberg, sotto la quale si nasconde una più complessa organizzazione che conta sulla scarsa propensione dei cinesi all’utilizzo dei canali ufficiali per le loro movimentazioni di denaro.

Giovanni Pivetta