Condomini di autore. Da Milano a New York, la il diktat è: basta anonimato. Ormai è certo: se il progetto è di un grosso architetto, il condominio vale di più. E chi compra è persino disposto a pagare di più per assicurarsi un appartamento in un stabile firmato da Calatrava, Libeskind, Meier o Nouvel. Ma se è vero, come assicura l'ultimo supplemento “Style & Design” della rivista Time, che questa tendenza sta cambiando il mercato statunitense del mattone, altrettanto certo è che anche in Italia sembrano manifestarsi le prime avvisaglie di questo trend. Un esempio per tutti: il nuovo complesso Santa Giulia a Milano firmato da Norman Foster. Dieci anni fa, tutto questo non sarebbe stato possibile e le star dell'architettura venivano molto raramente coinvolte nella realizzazione di condomini sia pur di lusso: troppo bizzose o semplicemente troppo care visto che la “firma” incide - secondo gli esperti - per una percentuale che oscilla tra il 2 e il 10% del costo dell'intero progetto. Il punto di non ritorno sembra essere stato tre anni fa quando Richard Meier ha costruito un condominio di lusso (in vetro e cemento), a New York. Dove, all'epoca, un metro quadro d'appartamento costava 22 mila dollari e dove hanno subito comprato Calvin Klein, Nicole Kidman e Martha Stewart (che più tardi avrebbe rivenduto il proprio appartamento per sette milioni di dollari).
Da allora, sembra, che i grandi investitori del settore (da Carley a Trump), abbiano deciso: meno uffici e più condomini purché firmati. Nascono così i progetti di Calatrava per il Fordham Spire Center di Chicago, il condominio di Fort Lauderdale di Michael Graves, gli appartamenti annessi al Museo d'arte e il residence Beauvallon di Denver entrambi di Daniel Libeskind (autore anche di un condominio a Covington nel Kentucky), il building di Jean Nouvel a Soho-New York e quello di Bernard Tschumi a Lower East Side (sempre nella Grande Mela).
C'è, come al solito, chi va però controtendenza. E così Ian Schrager, che in precedenza aveva commissionato progetti a Philippe Starck e Andrée Putmann, per il suo nuovo condominio di Manhattan ha preferito “un disegno più anonimo” bocciando John Pawson e Herzog & De Meuron dicendo che quello che conta non è il nome, ma il fascino del progetto. A lui indirettamente risponde però un altro pezzo grosso del settore come André Balasz: “Quando ho scelto Richard Meier, non l'ho fatto per la fama di Richard, ma perché il suo progetto era il più bello”. Anche se, magari, costava qualche spicciolo in più.
mercoledì, febbraio 01, 2006
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