martedì, febbraio 14, 2006

Il fisso torna al minimo

Ocio al tasso fisso! In dodici mesi, infatti, il parametro di riferimento per i finanziamenti a “rischio zero”, il cosiddetto “EurIrs”, si è abbassato e oggi la rata del fisso è più bassa rispetto all’anno scorso, di circa 24 euro, mentre quella del variabile è più elevata di 20 euro.
Anche il differenziale tra fisso e variabile si sta riducendo e la differenza tra le rate è meno “pesante” di dodici mesi or sono, quando arrivava a 200 euro. Oggi tra la rata più conveniente del variabile e quella più costosa del fisso la forbice è di 164 euro.
L’aumento di un quarto di punto del tasso ufficiale di sconto deciso dalla Bce il primo dicembre dell’anno scorso ha comportato la crescita dell’Euribor (il parametro di riferimento del variabile) che è passato dal 2 al 2,25%, però questo rialzo del costo del denaro a breve termine non si è tradotto in un aumento nel lungo termine, anzi diremmo proprio il contrario.
Chi punta sul fisso a 10 anni oggi paga in media 60 euro al mese in più di rata. Se la durata raddoppia la differenza è introno ai 90-100 euro, con la sostanziale differenza che la rata del fisso resta invariata per tutta la durata del mutuo, mentre il variabile è destinato a incrementare.
In questa economia che stenta a ripartire, il settore dei mutui casa continua a farla da padrone. Secondo i dati resi noti due settimane fa da Bankitalia, il mercato dei mutui è cresciuto dell’11,2% e la concorrenza tra le banche è sempre più agguerrita. Per questo chi vuole chiedere un mutuo per comprare la casa, deve confrontare più proposte, perché per importo, tasso e durata uguale si possono trovare anche sostanziali differenze.


Accendere un mutuo. Un volta verificato il tipo di mutuo che meglio incontra le vostre esigenze, il primo parametro da guardare è l’Isc (indicatore sintetico di costo), che alcune banche chiamano ancora nostalgicamente Taeg. Esso indica, in percentuale, il costo globale del mutuo. Il secondo dato da osservare è il tasso applicato, che è composto dal parametro di riferimento (Euribor per il variabile e Irs per il fisso) più lo spread, che rappresenta il margine di guadagno della banca.
Per quanto riguarda il tasso variabile è importante segnalare che alcune banche applicano un Euribor puntuale (per esempio, quello del giorno 10 di ogni mese) o un Euribor calcolato come media degli ultimi 3 o 6 mesi. Questo spiega la non corrispondenza del tasso variabile applicato pur in presenza di uno stesso spread. Il terzo aspetto da guardare è proprio lo spread, che va da un minimo di 0,9 punti percentuali a un massimo di 1,9.

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